sabato 12 ottobre 2013

I tre cavalieri

Aileen indossava solo una corta tunica sopra gli strumenti che le aveva imposto Geravia. Non credeva che quello bastasse a nascondere il fatto che fosse una femmina, per cui sperava che l'incantesimo della maga fosse di una qualche efficacia. Gli inservienti della locanda, quando arrivò, la condussero fino a un piccolo salotto dove entrò da sola. Lì tre uomini sedevano su comode poltrone di cuoio, bevendo vino. Erano evidentemente tre soldati, il corpo reso massiccio dall'addestramento, l'espressione cupa di sa di vivere nel periodo, le barbe malfatte e l'incuria dei viaggiatori. Aileen pensava di cominciare a parlare una volta entrata nella stanza, ma capì che non le sarebbe stato possibile. Doveva rivolgersi al capo dei tre e non riusciva a capire quale fosse, ma soprattutto non avrebbe avuto la loro attenzione finché l'avessero guardata con tutta quella lussuria addosso.
Gli uomini la guardarono in silenzio, lei non parlava perché così le era stato detto. Alla fine uno dei tre gettò a terra la coppa da cui vedeva il suo vino. "Sei grazioso schiavettino."
Lei annuì in silenzio. L'uomo mise mano alle sue braghe e tirò fuori il suo membro, già semirigido. "Vieni a fare l'affettuoso."
Aileen si avvicinò, si inginocchiò e, come aveva ormai imparato a fare, prese il pene in bocca e cominciò a leccarlo piano, rigirandoselo tra le labbra, stimolandolo con la lingua. L'atto le sembrò se possibile persino più disgustoso delle altre volte, ma se possibile la sua ritrosia parve renderlo ancora più eccitante agli occhi del maschio, che cominciò ad accarezzarle il cranio rasato. "Spero che questi giochi ti facciano tirare il pisellino... così ti diverti un po' anche tu."
Aileen non sapeva cosa si aspettassero da lei, dopo aver giocato un po' cominciò a succhiare con vigore, sapendo cosa avrebbe provocato, ma l'uomo se la strappò via di dosso. "E' ancora presto per quello... e poi ci sono ancora i miei amici."
Ormai anche li altri due uomini avevano calato i loro calzoni e stavano coi membri esposti. Aileen, senza sollevarsi da in ginocchio, si trascinò al secondo, quello che aveva l'aria più raffinata, anche grazie a due luminosi occhi azzurri che spiccavano, in contrasto con i suoi capelli neri. Lui non disse nulla mentre lei si avvicinava, ma prese un lungo sospiro quando serrò le labbra intorno al suo pene. Anche stavolta si impose pazienza, invocando tutto ciò che aveva imparato come schiava presso le amazzoni. L'uomo però sembrava meno recettivo dell'altro e sentiva che il suo membro non diventava completamente eretto al contatto con la sua lingua. Fu presa dal panico perché le avevano detto come poteva comportarsi un maschio insoddisfatto, ma proprio mentre cercava di aumentare l'insensità sentì una mano sulla spalla che la gettò a terra. "E' inutile con Jerbelle." disse il terzo uomo, in piedi davanti a lei, nudo dalla cintola in giù, il pene già completamente rigido "A lui interessa solo il tuo culetto."
Aileen capì di trovarsi davanti al capitano della squadra, un uomo non molto alto, ma dal portamento nobile. Era evidentemente solito tenere i capelli molto corti, sebbene il viaggio glieli avesse fatti crescere sulla testa come erbacce stoppose. Considerando che erano anche rossi davano uno strano effetto, come di un'aura di fiamme. In accordo con questo gli occhi verdi, luciferini sebbene il suo sguardo apparisse onesto e nobile.
Aileen si dedicò a lui tenendolo in piedi, aggrappandosi ai suoi fianchi e prendendo il suo pene in bocca. Per la posizione sbagliò qualcosa e se lo ritrovò quasi completamente in gola. Cercò di aggiustare la posizione ma lui la tenne ferma, costringendola a regolare il respiro e sbavare.
"Non hai molta esperienza, vero?" commentò.
Scosse per quanto possibile la testa.
"Allora avanti, impara."
La tenne così, sul limite del soffocamento, per diversi minuti, mentre lei cercava di respirare e muovere la lingua intorno al suo membro, che le ingombrava la bocca. Dopodiché allentò la presa e le permise nuovamente di succhiare. Nuovamente aumentò il ritmo, ma stavolta nessuno la fermò. Solamente quando sentì l'uomo fremere una mano sulla fronte le spinse indietro la testa, il cazzo fuori di bocca, e gli schizzi cominciarono a insudiciarle il viso.
Rimase a prendere in faccia tutto lo sperma del capitano, un getto generoso, facendo violenza su sé stessa di non distogliere il volto. Poi lui riprese ad accarezzarle la testa. "Adesso lo rimetti in bocca finché non torna duro."
Il pene dell'uomo era completamente a riposo, dopo l'eiaculazione. Con l'aiuto delle mani lo sostenne e se lo fece scivolare di nuovo tra le labbra. Il sapore del seme la nauseò, si trovò a ingoiare le ultime gocce mentre ricominciava a stuzzicare con la lingua. Lo sentì gonfiarsi tra le sue labbra e quando lo avvertì di nuovo rigido fu trascinata in piedi da una mano sulla spalla.
"Sei diventato bravo. " disse il capitano, guardandola negli occhi.
"Devo... devo parlarle." gemette lei, per quanto patetica e poco credibile potesse essere, sudicia di sperma, col fiatone e rossa in faccia.
"No." fece il capitano, trascinandola verso il tavolo.

domenica 1 settembre 2013

Aileen maschio

I capelli di Aileen erano tornati ad arrivarle alle spalle e lei aveva ripreso a guardarsi allo specchio senza sentirsi a disagio, incontrando la sua femminilità.
Per questa ragione sentire Litka dietro di lei che la rapava nuovamente a zero, mentre era in ginocchio in mezzo alla stanza era nuovamente una prova umiliante, per quanto stavolta l'avesse chiesto lei e servisse ai suoi scopi. Geravia, che visionava l'operazione, appariva divertita da quello che stava provando, quasi eccitata come non appariva mai mentre addestrava le allieve e questo peggiorava la situazione.
"Non potevamo rifilargli un maschietto dai capelli lunghi no?" disse, avvicinandosi a lei, quando Litka indietreggiò, accarezzandole la testa rasata.
"Questi viandanti hanno chiesto di riposarsi presso di me alcune notti e hanno chiesto per svagarsi dei giovani sederini maschili" spiegò la maga "Quindi mandarti da loro in quella veste è il modo migliore per passare inosservata. Concordi piccola?"
Aileen annuì senza parlare. Credeva le sarebbe servito coraggio per quella cosa, invece sembrava che la sua indole di schiava si adagiasse comoda su quella trasformazione.
"Ma si tratta di un travestimento, no?" chiese Litka.
Geravia prese una cintura da uno sgabello "Si tratta di un travestimento... fatto con molta cura" La maga prese la cintura e la girò intorno al petto di Aileen, dopodiché strinse finché la ragazza non cominciò a gemere, pressando e strizzando i suoi piccoli seni. Quando lasciò la presa, Aileen ebbe la sensazione di non poter respirare e dovette reimparare a farlo, con cautela, mentre il cuoio le premeva le carni.
"Tutta la mia magia si basa sul dolore, amore" spiegò Geravia.
"Shibed leen" si sentì di rispondere lei, come se l'antica formula potesse darle conforto.
Geravia batté le mani e entrò nella stanza un ragazzo, completamente nudo, terribilmente nervoso, forse quello che sarebbe dovuto andare se lei non avesse ordito quel piano. Il ragazzo aveva il pene completamente rigido e ne sembrava imbarazzato, Geravia dovette trascinarlo per metterlo davanti a Aileen, lo spinse quasi finché il suo membro non andò a solleticarle la faccia. Aileen avrebbe voluto ritrarsi, ma sapeva che non era la cosa giusta da fare. "Cosa.. cosa devo fare?"
"Questa è la tua mascolinità" spiegò Geravia "Devi applicartela sul ventre"
"Scusi?"
Geravia schiaffeggiò il sedere del ragazzo. Anche lui doveva essere legato alla donna da un qualche vincolo di schiavitù perché trasalì, ma rimase immobile.
"Mungilo e applicati il suo nettare in mezzo alle gambe"
Litka ebbe un'espressione di disgusto che Aileen capiva. Erano state addestrate per essere schiave di donne e questo aveva instillato in loro una certa repulsione per i maschi. Aileen aveva anche i ricordi dell'orribile esperienza con Ganym quindi chiuse gli occhi e prese in mano il membro del giovane cominciando a massaggiarlo piano, cercando di non pensare a quello che stava facendo. Purtroppo il pene, invece di fremere tra le sue dita, cominciò a rilassarsi.
"Non basta" disse Geravia, senza nascondere una nota di divertimento nella sua voce.
Aileen allungò il collo e cominciò a saggiare il pene che aveva tra le mani con la bocca. Il sapore era disgustoso, ma aveva imparato a ignorare ciò che non le piaceva. Presto trovò il ritmo corretto tra mani e bocca e sentì il giovane davanti a sé tremare. Intuì all'ultimo secondo il momento del suo orgasmo e si ritrasse, continuando a tenere il membro in mano. Gli schizzi caldi le arrivarono tutti sul ventre, nella zona dell'ombelico, e cominciarno a colare giù.
"Spalmalo" precisò Geravia.
Il giovane era stato abbondante e lei si sentiva tutta impiastrata. Mise le mani nello sperma e cominciò a frizionarsi, facendo scivolare giù le dita fino alla sua vagina. L'umiliazione era tale che, forse per la prima volta da moltissimo tempo toccarsi il sesso non la fece fremere. Strofinò abbastanza forte da far scomparire il grosso del seme maschile, anche se la sensazione di averlo addosso era ancora ben presente in lei.
Geravia scacciò via il giovane e prese un altro laccio a cui era legato uno strano oggetto. Fece mettere in piedi Aileen e le legò il laccio intorno alla vita. L'oggetto, così, le pendeva esattamente davanti al sesso. Dall'oggetto spuntava un lungo perno che Geravia maneggio fino a guidarlo dentro la vagina della ragazza. Lei, che appunto non aveva alcun desiderio sessuale ad aiutarla, gemette dal dolore.
Stringendo infine il laccio un'ultima volta Geravia indusse l'oggetto a affondare ancora di più in lei, strappandole un mezzo grido muto.
"Questo è il tuo membro" spiegò la maga "non ti servirà, ma aiuterà a nascondere la tua femminilità. Tu in realtà andrai là a usare questo" e le diede un pizzicotto sulla natica.
"Ma non servirà..." chiese Litka.
"Non posso saperlo" la fermò subito la signora del castello.
Rimasero tutte e tre in silenzio. Aileen sentiva la stretta sul seno e l'oggetto nella vagina come due distinti tormenti e si concentrò per abituarsi a loro e renderli parte di sé. Allo stesso modo cercava di sopportare il fatto di essere stata insudiciata "C'è altro?" chiese.
"Puoi andarti a vestire" annunciò Geravia "ma visto che, come dicevo, non sappia cosa ti accadrà... vuoi che Litka prepari le tue terga?"
Ormai degradata Aileen si piegò in avanti, allargando leggermente le gambe, presentando l'ano alla compagna schiava.
"L'olio lubrificante è su quello scaffale" disse semplicemente Geravia

sabato 6 luglio 2013

Gli ospiti di passaggio

Aileen rimase molto turbata da quello che Geravia le aveva fatto fare e soprattutto dal modo in cui si era eccitata nel farlo. Non solo la sua indole da schiava era opposta alla possibilità di imporsi su un'altra ragazza, ma trovava la cultura del dolore della maga del fuoco distorta rispetto quanto aveva appreso tra le amazzoni.
Al di là delle punizioni, che erano sempre giuste e legittime, esistevano anche tra le amazzoni delle padrone che si divertivano a far soffrire le schiave o che vedevano le torture come parte necessaria della vita delle sottomesse, ma in ogni caso tutto era incanalato nella ricerca del piacere.
Donare piacere era ciò per cui le schiave delle amazzoni erano state educate e loro non potevano discutere sulla forma di esso.
Geravia invece infliggeva dolore come fosse un dovere e le sue allieve lo subivano come fosse una necessità. Questo le impediva di capire dove la maga sarebbe potuta arrivare e, soprattutto, consumava le allieve, che non potevano far altro che sfinirsi, senza nemmeno la consolazione della devozione.
Anche Litka era stata chiamata ad aiutare la maga e lei ne era tornata ancora più scossa. Non aveva voluto parlare di quello che era successo e si era chiusa in sé stessa. Dopo le loro esperienze come aiutanti avevano anche cambiato modo di fare l'amore. Continuavano a trovarsi, la notte, e donarsi piacere, ma era un sesso meccanico e tranquillo, un amplesso semplice fatto di abbracci e poco altro. Spesso si procuravano l'orgasmo masturbandosi piano a vicenda, ma nient'altro.
Geravia, comunque, non le chiamò più ai loro doveri, lasciandole libere di studiare e vagare per il suo palazzo. Proprio vagando, una volta Aileen seppe una notizia che la sconvolse, da due allieve.
"Una delegazione di emissari della Regina sosta qui un paio di notti. Sono diretti a est per scoprire le condizioni della ribellione"
Sentì una scossa nel profondo, riferita alla persona che era stata secoli prima. "Una delegazione? Contro una regione in guerra?"
"Martens dei ranger sta andando a incontrare un araldo della regina che resiste in quelle zone, un certo lord Ganym. Lo so dal ragazzo di piacere che Geravia ha fornito a lui e ai suoi"
Aileen, senza volerlo, si trovò a scrollare l'allieva. "Ma no! Ganym è un traditore! E' una trappola"
L'allieva non capiva la sua agitazione, guardò Aileen timorosa. "Signora?"
Lei andò via, in preda al panico. Anche se era molto lontana dalla sua missione originaria e da quello che era stata non poteva permettere che scattasse una trappola del genere. Fece quello di cui aveva più paura, quello che la terrorizzava maggiormente. Salì la torre fino allo studio di Geravia, per parlarle della situazione.
La trovò assieme a quattro allieve che dovevano essere evidentemente novizie. Le allieve erano quattro zampe per terra e piangevano tutte. Geravia passava in mezzo a loro dicendo cose, con una candela in mano e ogni tanto faceva gocciolare la cera sulle loro schiene. Avevano tutte la schiena già coperta da numerose macchie di cera, la pelle arrossata.
Si inginocchiò davanti a lei "Signora, devo chiederle un favore"
Geravia non apparve irritata dall'intrusione, andò da lei e la tirò in piedi "Tutto quello che vuoi serva... ma prima aiutami" Le diede un frustino e indicò i sederi delle novizie "Dieci per ognuna"
Aileen sapeva che Geravia non aveva bisogno di aiuto, ma sospettava che la maga godesse a metterla in imbarazzo e imporle di torturare le ragazze. Con queste era anche più difficile perché, non ancora educate, supplicavano di non essere colpite. Cercò di richiamare a sé tutto il culto di obbedienza di schiava e cominiciò. Le allieve urlavano.
Geravia, con indifferenza, si sedette a un tavolo. "Cosa vuoi da me?"
Trovava la forza di parlare solo tra una ragazza e l'altra, anche se smettere di frustare significava sentire più acuti i piagnistei. "Devo vedere i vostri ospiti, la delegazione della regina. E' una faccenda... personale"
"Esistono faccende personali per te?"
Nervosa, Aileen frustò forte, vide i segni rossi disegnarsi sul sedere della ragazza. "Io la prego..."
Geravia tornò a camminare tra le schiave, accarezzava i glutei martoriati che Aileen aveva già colpito. Anche quel gesto delicato procurava dolore. "Io non ho contatti con loro. Fornisco solo ragazzi di piacere, maschi"
"Ma ci sarà modo..." Aileen aveva finito. Geravia venne da lei e le prese il frustino. Le appoggiò anche una mano sul pube. Aileen si vergognò perché sapeva di essere bagnata.
"Un modo c'è" disse la maga continuando a toccare "Basta che tu sia il maschio"


giovedì 20 giugno 2013

La tortura continua

Aileen non aveva idea di quanto tempo fosse che aiutava Geravia con l'allieva. Le sembrava un tempo eterno e che non doveva finire mai. L'allieva era stat costretta a venire due volte e tutto il suo corpo era arrossato per il bacio delle fiamme e per le altre pratiche. Nonostante questo, però, tutte volte che Geravia si avvicinava al suo viso, lei diligentemente tornava ad affondare il muso nel suo pube, leccando.
"Girala" ordinò la maga.
Aileen sciolse le catene della giovane e la tirò in piedi. Lei ebbe un mezzo mancamento e le crollò tra le braccia. Aileen non aveva visto mai nessuno sfiancato dalla sofferenza. Persino i lunghi giochi di Sadia, che mettevano a dura prova il suo fisico, erano qualcosa di diverso. Le energie della ragazza erano scivolate via per sostenere la sua pura sopportazione.
Aileen credeva che l'allieva fosse ormai inerte, ma mentre la teneva quella prese ad abbracciarla, premendo il suo corpo martoriato contro il suo, strusciandosi in modo sensuale. "La prego, signora..." la sentiva sussurrare "la prego..."
Geravia non intervenne, il sesso dell'allieva premette contro il suo dandole una scossa elettrica di pura eccitazione. Desiderava lasciarla lì, addosso a lei, sperando che in qualche modo quella parte del rito dovesse procurarle l'orgasmo. La strinse a sé, offrì il collo ai suoi baci umidi, prese a muoversi a sua volta, a ritmo, in un bizzarro amplesso in piedi. Finché Geravia non ruppe l'idillio. "Legala di nuovo"
L'allieva frignò, non voleva staccarsi, lei dovette usarle forza e le piacque, perché le faceva prendere parte attiva in quella catena infinita di sofferenza che però era, per tutte e tre, anche sensualità e piacere. La ricacciò giù sul trespolo di tortura con decisione, questa volta facendole appoggiare il ventre al sostegno centrale e poi legandole nuovamente le mani. L'allieva alla fine si rassegnò, lasciando fare, limitandosi a contorcersi piano e gemere. Stette zitta solo quando, per l'ennesima volta, Geravia le offrì il suo sesso da leccare. "La candela lunga, Aileen"
C'erano dei ceri piuttosto lunghi, in un angolo della stanza. Aileen ne prese uno e si avvicinò. continuando a guardare la maga. La vide liberare la bocca dell'allieva e guardarla. "Sei pronta?"
"No, signora, no, io sono solo.... la prego..."
Geravia non era interessata veramente a quello che aveva da dire, guardo Aileen. "Nel suo ano"
Era naturale che in una schiava tutto, anche i suoi angoli più intimi e sensibili, apparteneva alla padrona. Non c'era niente di diverso tra vagina, bocca e ano. Aileen quindi non si stupì della richiesta, appoggiò il cero al sedere della ragazza e cominciò a spingere. Il cero aveva una base molto larga per quella funzione e l'allieva cominciò presto a urlare con una forza rinnovata, rispetto alle torture precedenti. Aileen non si fermò nella sua opera perché vedeva Geravia continuare ad annuire per cui affondò il cero fino a oltre la metà, finché le natiche stesse della ragazza non lo sostennero.
Intanto, lei si era rassegnata a tacere, con la bocca aperta, scuotendo la testa, sbavando un poco, con le lacrime che le rigavano il volto.
Geravia stessa si avvicinò al cero e, passandovi sopra due dita, lo accese. Era così arrivata vicinissimo ad Aileen e la guardò con sguardo compiaciuto. "Sei eccitata, piccola?"
Lei arrossì, sentendosi colpevole "Si signora"
"Il tuo dovere è finito. Puoi masturbarti guardandola"
Aileen osservò il corpo martoriato dell'allieva, il suo volto teso, la sua pelle arroventata. Osservò il pulsare dei suoi glutei mentre il calore del cero cominciava a scendere, scivolandole dentro.
Quasi senza accorgersene, si mise una mano sul pube e prese a toccarsi così, rimanendo in piedi.

domenica 21 aprile 2013

Le lezioni di Geravia

Per i primi giorni al monastero Aileen e Litka non videro più le aspiranti maghe del fuoco. Gli furono solo indicati dei grossi tomi da leggere, nella biblioteca della rocca e lì spendevano la maggior parte della giornata. Erano tomi sui principi della magia del fuoco e su quello che rappresentava, ma erano anche dettagliate descrizioni di vario tipo di dolore.
Aileen ne era inquietata, soprattutto le varie illustrazioni che corredavano gli scritti la turbavano terribilmente. La sera, fortunatamente, lei e Litka avevano una camera assieme e sufficiente intimità per sfogare i loro istinti e i loro appetiti. Aileen si accorse rapidamente che le letture che stavano facendo e l'ambiente le stavano inducendo a essere sempre più selvagge l'una con l'altra. Consumavano un sesso rabbioso, in cui presto avevano cominciato ad apparire graffi e morsi.
Un giorno Geravia andò da loro alla biblioteca e prese con sé solo lei, dicendole che doveva cominciare con i suoi nuovi doveri di serva del fuoco. La portò in una stanza in cui trovò una delle allieve, sdraiata, legata mani e piedi a quattro aste di ferro con le catene. Il suo corpo era sollevato da terra per una stretta base su cui appoggiava le natiche e grazie alla tensione delle catene delle braccia. La ragazza sembrava in quella posizione da molto tempo, infatti appariva sfinita. Quando Geravia le si avvicinò la vide contorcersi abbastanza per poter appoggiare le labbra sul pube della maga e leccare.
"Non hanno nome finché io non le faccio maghe" disse Geravia, accarezzando il cranio rasato della ragazza "quindi chiamala come vuoi. Questa è una delle più avanzate quindi è già disciplinata... ma deve imparare ancora molto" Detto questo scostò delicatamente il volto della schiava dal suo sesso "Accendi quelli."
Su una mensola c'erano cinque mozziconi di candela molto corti, dalla pianta curiosamente larga. Aileen li avvicinò uno a uno alle candele che illuminavano la stanza, finché non furono tutti accesi.
"Ora portane uno qui"
Aileen si avvicinò con una candella, Geravia prese le sue mani e la guidò ad appoggiarla esattamente sull'ombelico della schiava. Questa non fece una piega, sebbene tenesse gli addominali particolarmente rigidi. Poi il calore della fiamma cominciò a fluire dalla candela al suo corpo e le prime gocce di cera cominciarono a colarle addosso. Strinse i denti fremendo, ma senza dire una parola.
Presso le amazzoni le torture del fuoco erano rare e servivano solo da punizioni gravissime. Sadia una volta l'aveva accarezzata con una lama di spada lasciata alcuni istanti vicino il bracere e lei ricordava l'intenso morso del calore. Aveva urlato, anche se aveva promesso alla sua padrona di non farlo, fortunatamente lei ne era stata divertita. Pensava però di immaginare cosa stesse provando la ragazza davanti a lei.
"Un altro, avanti!" ingiunse intanto Geravia.
Questa volta la maga si limitò a indicarle il cavo in mezzo ai seni appena accennati della ragazza. Lei appoggiò la candela con cura, cercando quantomeno di non farla gocciolare, dopodiché vide la giovane raddoppiare gli sforzi per evitare di lamentarsi.
"Massaggia il suo pube ora, avanti" continuò a insegnarle Geravia.
Aileen appoggiò la mano sul sesso della ragazza legata e comincio ad accarezzarlo. Quella pratica la conosceva bene e sapeva anche come svolgerla al meglio. Si mise a stuzzicarle le labbra con le dita, concedendosi solo fugaci  sfioramenti del suo clitoride appena visibile. Sentì tutti i muscoli della ragazza tendersi, per accogliere le carezze senza muoversi troppo, mentre anche lei sentiva salire l'eccitazione.
Geravia si chinò sulla sua allieva e cominciò a salmodiare parole, l'allieva provò a rispondere ma la sua voce arrivava spezzata. Aileen non conosceva la lingua e non poteva sapere cosa stesse succedendo. Solo a un certo punto Geravia la guardò e le ordinò: "Penetrala con due dita". Lo fece con una tale forza che lei perse ogni desiderio di delicatezza e si limitò a infilare due dita nella vagina della schiava. Questa, che sembrava non aspettarselo, tremò tutta e così facendo le due candele iniziarono a far colare cera sulla sua pelle. Finalmente urlò, un urlo di dolore che scimmiottava quello dell'amplesso.
Geravia sembrava soddisfatta, nonostante la ragazza avesse gli occhi umidi di lacrime "Continua così finché non viene" impose.
Aileen obbedì, cercando di ignorare il richiamo del proprio pube umido, colmo di desiderio.

venerdì 1 febbraio 2013

La maga di Sethian

Dopo otto giorni di marcia Stephanus riconvocò Aileen e Litka nel suo carro. Appena furono presso di lui, il mercante ingiunse loro di spogliarsi e rimanere nude, come erano il giorno che le aveva raccolte. Intanto sentirono il carro riprendere la marcia.
Aileen si sentiva elettrica. Il viaggio la aveva distrutta e anche con la servetta, dopo il loro primo incontro, era riuscita a fare poco. Trovarsi nuovamente nuda e schiava, con accanto il corpo nero e splendido di Litka, la metteva a disagio in un modo che non aveva mai conosciuto.
"Abbiamo viaggiato verso ovest per tutti questi giorni" disse Stephanus, con gli occhi che continuavano a strisciare sui loro corpi "ormai siamo lontani da Herasque e da qualsiasi territorio faccia riferimento alle amazzoni... o a questo cosiddetto regno dell'ovest. Dovreste essere al sicuro da tutti i vostri nemici"
Aileen sentì la gola seccarsi, aveva paura del suo futuro, per la prima volta dopo molto tempo. Litka ebbe almeno il coraggio di chiedere "Quindi?"
Stephanus arricciò il naso. "Non è facile vendere schiave amazzoni. Siete vergini, ma molti hanno paura di voi... e poi siete persone particolari, non lo trovo un bordello per gente come voi"
Aileen si sforzò di non guardare Litka. Sapeva che sarebbe stato un inferno rimanere presso le Matres, nonostante il suo addestramento, ma come poteva sapere cosa fosse peggio?
"Stiamo andando, solo noi, senza la carovana, presso la maga di Sethian."  continuò il mercante "Ha un monastero sperso per i boschi. E' una maga del fuoco e addestra maghe del fuoco... ha bisogno di schiave devote..."
"Schiave devote che fanno cosa?" chiese Aileen, istintivamente.
Stephanus rise "Non sapete nulla della magia del fuoco, vero?"
 Il carro si fermò. Stephanus scese dai cuscini su cui era seduto e uscì pesantemente all'aperto, lasciando le due ragazze sole. Aileen, puro istinto, si gettò tra le braccia di Litka. Litka la strinse, accarezzandole la schiena. "Andrà tutto bene" la sentì dire. Ma non era convinta.
Uno dei servi di Stephanus venne a chiamarle alcuni miunti dopo e le fece scendere a loro volta. Si trovavano in una specie di piccola valle, dominata da un solido edificio simile a una fortezza, vasto, da cui spiccava un'alta torre. Non fecero indossare loro nessun vestito e le introdussero nell'edificio, in un ampio atrio spoglio. Qui Stephanus stava già discorrendo amabilmente con una donna alta, slanciata, con una tunica rossa addosso e un'infinito arabesco di disegni sul volto. La donna, appena le vide, prese a squadrarle con attenzione, ma senza sensualità. Sembrava studiasse del bestiame o degli oggetti d'arredamento.
"Questa è Geravia, maga di Sethian" introdusse Stephanus.
La donna venne da loro "Schiave amazzoni, quindi?"
"Shibed leen" risposero in coro.
"Io non ho bisogno di sesso da voi, ma mi servono ragazze assolutamente devote, capite? Perché non devono questionare i miei ordini particolari"
Annuirono senza capire. L'ambiente intorno a loro non le aiutava, tutto dava l'impressione di estrema severità.
Geravia guardò oltre loro, si sentì qualcuno dare un ordine secco e poi uno scalpiccio di piedi nudi.
Nell'atrio entrarono una decina di ragazze.
Aileen non aveva mai visto niente del genere. Le ragazze erano nude ed evidentemente sottomesse, ma la loro sottomissione era evidentemente molto diversa da quella che aveva appreso lei. Erano tutte rasate a zero, senza capelli, prive di pelo anche in tutto il resto del corpo. Erano magre, della magrezza di chi patisce la fame e sul loro corpo c'erano segni che indicavano vari tipi di dolore.
Geravia prese la più vicina e la accompagnò da loro perché la guardassero. Aveva forse l'età di Aileen, ma era un po' più alta di lei. La forma del viso perfetta, che senza capelli risaltava, un corpo slanciato anche se senza molto seno, la pelle cotta da una vita al sole.
Geravia gliela lasciò esaminare e poi le infilò una mano tra le cosce. Cominciò a massaggiarla, mentre quella cercava di rimanere impassibile "Loro sono le mie allieve. Diventeranno maghe del fuoco" spiegò "ma per farlo devono darmi il loro sesso e la loro sofferenza"
Aileen e Litka guardavano stupite. Non c'era rapporto tra la maga e le sue allieve, non c'era quella strana commistione di affetto e bisogno che era il legame fondamentale della società amazzone. Per Geravia la ragazza sotto le sue mani era un oggetto da suonare in un certo modo. A un certo punto le tolse le dita dalla vagina e cominciò a tormentarle un segno rosso che aveva sul costato, evidentemente una ferita molto fresca, forse del giorno stesso. La ragazza cercò di rimanere ancora impassibile, ma presto comincio a guaire.
"C'è ancora molto lavoro da fare e voi mi aiuterete a farlo. Presto loro vi rispetteranno come rispettano me"
Detto questo schioccò le dita, due altre allieve si staccarono dal gruppo e vennero verso Aileen e Litka. Senza dire una parola si inginocchiarono davanti a loro e affondarono il loro muso nel pube delle due schiave amazzoni, leccando da subito con passione.
Aileen sentì rapidamente l'eccitazione salire, assieme a un acuto e straniante senso di colpa.


sabato 5 gennaio 2013

In viaggio in incognito

Si misero in viaggio al seguito della carovana del mercante, che si chiamava Stephanus. Non era imponente come quella con cui erano giunte a Herasque dalle terre delle Amazzoni, ma era comunque composta da diversi carri.
Stephanus pensava fosse pericoloso mostrare di avere tra le proprie fila delle schiave delle Amazzoni così impose loro di stare divise, durante il percorso, e le vestì dei cenci che indossavano anche le sue altre serve.
Aileen non credeva che ci fossero problemi a indossare vestiti come anche non temeva la distanza da Litka, ma dopo alcuni giorni di viaggio si scoprì irrequieta in una maniera che non conosceva. Credeva che le ultime disavventure con Ganym avessero spento il lei qualsiasi forma di piacere, invece, quella marcia forzata, quella nuova condizione, quella situazione anomala avevano risvegliato in lei qualcosa che l'addestramento alla schiavitù di Sadia aveva fatto germogliare e coltivare.
Sentiva, sempre più incontrollabile, un forte appetito sessuale che piano piano stava cambiando il suo modo di vedere le cose, la costringeva a fissare istintivamente le sue compagne di viaggio, riempiva la sua testa di fantasie. Anche i vestiti, per quanto semplici, cominciarono a irritarla, tanto che le sembrava di avere addosso spine intrecciate con foglie d'ortica e sebbene cercava di resistere le era sempre più difficile.
Pensò fosse impossibile chiedere aiuto a Litka. Era probabile che l'altra ragazza fosse nelle sue stesse condizioni e avvicinarla avrebbe potuto portarle a fare qualcosa di osceno che le avrebbe rivelate per quello che erano. Da come Stephanus aveva parlato potevano esserci gravi conseguenze se alcuni dei suoi compagni di viaggio avessero saputo da dove venivano e di certo volevano evitarle.
Si rifugiò ossessivamente nella masturbazione. Tutte le volte che si fermavano per coricarsi rimaneva sveglia abbastanza da sincerarsi che la maggior parte degli altri dormissero e poi faceva scivolare la mano tra le sue cosce. Allo stesso modo, quando si appartava per fare i propri bisogni occupava la maggior parte del tempo tormentandosi la vagina.
Non si era mai masturbata quando era ranger, ai tempi non sapeva neanche potessero esistere certe pratiche, e quando lo aveva fatto al cospetto di Sadia lo aveva sempre considerato un atto di rispetto e devozione. Per la prima volta in quel viaggio, invece, la usava come sfogo, per tenere a bada il proprio corpo e le proprie voglie. Ne era però preoccupata perché doveva farlo più volte al giorno.

A un certo punto la rottura della ruota di un carro li costrinse praticamente per tutta una giornata fermi in un posto. Visto che lei, praticamente, non aveva mansioni, ne approfittò per scomparire nella foresta. Forse usando quello che restava delle sue capacità di ranger si addentrò per i boschi finché non trovò un ruscello nascosto nella vegetazione più fitta. Completamente sola, si tolse gli stracci di dosso e si gettò in acqua, riappropriandosi di sé stessa, godendo, per un momento, della passata libertà.
Quando uscì dal ruscello trovò un angolo dove si inginocchiò, ancora nuda, ormai rassegnata a doversi dedicare lungamente al suo sesso. Prima di poter cominciare, però, si trovò a incrociare lo sguardo di una ragazza bionda.
"Cosa ci fai qui?" le chiese. L'aveva riconosciuta come un'altra delle serve al seguito di Stephanus.
"TI ho seguita" disse lei, avvicinandosi piano. Tremava tutta e non sapeva dove poggiare gli occhi.
"Non riuscirai mai a tornare indietro da sola. E' pericoloso fare cose del genere. Perché l'hai fatto?"
La ragazza avvampò "Perché mi piace guardarti"
Aileen avrebbe potuto reagire in molti modi a quella confessione, ma la sua fame prese il sopravvento su tutte le altre sensazioni. Le sorrise "E a me piace guardare te?"
Quasi gemendo la sguattera si tolse di dosso gli stracci che indossava, molto simili a quelli che era costretta a indossare Aileen. Era una paesana piuttosto volgare, il naso schiacciato, gli occhi grandi e acquosi, i capelli biondi, ma dalle striature rossastre. Lentiggini su tutto il viso e sul petto, fino a lambire seni grossi da nutrice,
con capezzoli rosati piccoli e a punta. Si coprì il sesso, che però appariva peloso dello stesso colore dei capelli, arruffato.
Rimase in piedi, imbambolata, con gli occhi bassi, arrossendo. "Mi insegni?" chiese in un sussurro.
Aileen non aveva mai incontrato nessuna che ne sapesse meno di lei e la sua voglia era tale da spingerla a godere appieno della sua condizione. "Che cosa?"
"Quello che... ti fai. Quando vai tra i cespugli e io... ti guardo"
Aileen spazzò l'erba davanti a sé. "Vieni qui, inginocchiati davanti a me... e non coprirti"
La ragazza obbedì, ma nell'aprire le gambe e mettere le braccia lungo i fianchi, se possibile, arrossì di più.
Avrebbe potuto prenderla, come Sadia aveva fatto con lei. Ma non era Sadia, non era una Cacciatrice. Rimaneva una schiava. Allungò la mano e cominciò a massaggiare il suo sesso, sotto i riccioli folti. "Ora io lo faccio a te" annunciò "e poi tu lo fai a me"
La servetta cominciò subito a gemere.